L’infanzia e l’adolescenza di Franz Kafka
Franz Kafka nacque il 3 luglio 1883 a Praga, all’epoca parte dell’Impero Austro-Ungarico, in una famiglia borghese di origine ebraica. Suo padre, Hermann Kafka, era un commerciante energico e ambizioso, la cui presenza autoritaria avrebbe avuto un impatto duraturo sulla vita di Franz. Sua madre, Julie, figlia di un benestante commerciante di merceria, era una donna colta, ma sovente assente a causa delle sue responsabilità nell’attività di famiglia.
Franz era l’anziano di sei fratelli, di cui solo due sorelle, Elli ed Ottla, sopravvissero all’infanzia. Questa tragedia familiare, insieme alla figura dominante del padre, contribuì a creare un’atmosfera di ansia e insicurezza nella sua vita domestica, temi che Kafka avrebbe in seguito esplorato nei suoi scritti.
Gli anni della formazione e dell’Università
Kafka ricevette la sua educazione primaria da una scuola elementare tedesca a Praga. Più tardi, frequentò il prestigioso Altstädter Deutsches Gymnasium, un liceo rigoroso dove Kafka mostrò il suo talento in letteratura e scrisse il suo primo racconto. La tensione tra la cultura tedesca e quella ceca a Praga sarebbe diventata una caratteristica significativa della sua esperienza di vita e della sua opera.
Dopo il liceo, Kafka frequentò l’Università Carlo di Praga. Inizialmente studiò chimica, ma si trasferì presto in legge, seguendo la volontà del padre. Durante gli anni universitari, Kafka divenne membro del circolo letterario “Lese- und Redehalle der Deutschen Studenten”, dove conobbe Max Brod, che divenne il suo più intimo amico e più tardi il suo biografo.
La carriera professionale e l’evoluzione della scrittura
Dopo la laurea nel 1906, Kafka iniziò a lavorare in vari uffici di assicurazione. Il suo lavoro burocratico, anche se non amato, divenne una fonte di ispirazione per molti dei suoi racconti, come si può vedere in opere come “Il processo” e “Il castello”, dove la burocrazia senza volto e l’impotenza dell’individuo sono temi centrali.
Nonostante il lavoro, Kafka continuava a scrivere. Le sue prime opere, come “Considerazioni di un impotente” e “La condanna”, mostrano già le sue preoccupazioni esistenziali e i suoi temi distintivi. Ma fu nel 1912, con la stesura de “La metamorfosi”, che Kafka trovò la sua vera voce letteraria. Questa opera, che racconta la storia di un uomo che si sveglia trasformato in un insetto, è oggi considerata uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale.
Ultimi anni e lascito
La salute di Kafka fu sempre fragile, peggiorando significativamente con il passare degli anni. Nel 1917, fu diagnosticata la tubercolosi, una malattia che avrebbe segnato la fine della sua carriera professionale e l’inizio di un lungo periodo di malattia.
Nonostante le sofferenze, Kafka continuò a scrivere. Durante questo periodo, completò opere come “Un medico di campagna” e “Un rapporto all’accademia”. Ma molte delle sue opere più ambiziose, tra cui “Il processo”, “Il castello” e “America”, furono lasciate incompiute.
Kafka morì di tubercolosi il 3 giugno 1924, a soli 40 anni. Nel suo testamento, aveva chiesto al suo amico più stretto, Max Brod, di distruggere tutti i suoi manoscritti. Tuttavia, Brod non rispettò il desiderio dell’amico e, grazie a lui, la maggior parte delle opere di Kafka furono pubblicate postume. Oggi, Kafka è considerato uno degli scrittori più influenti del XX secolo, e le sue opere sono viste come simboli potenti della vita nell’era moderna.
La sua eredità va oltre le opere che ha lasciato. Il suo stile distintivo, che mescola il reale con il surreale, il serio con l’assurdo, ha dato vita all’aggettivo “kafkiano”, usato per descrivere situazioni o narrazioni che sono inspiegabilmente complesse, surreali e oppressive.
Con le sue opere, Kafka ha tracciato una mappa dei labirinti dell’alienazione moderna, della burocrazia senza volto e della lotta dell’individuo per la propria identità e libertà. Il suo lavoro, a un secolo dalla sua morte, rimane profondamente rilevante e universalmente riconosciuto per la sua potenza espressiva e visionaria.